La Sicilia in prospettiva, 1709
Giovanni Andrea Massa fu un padre gesuita di grande erudizione. Nato nel Ducato di Modena nel 1653, già da bambino si trasferi presumibilmente con la famiglia in Sicilia, ove visse per tutto il resto della sua vita. Dopo aver compiuto il suo noviziato presso il Collegio dei Gesuiti a Palermo fino al 1678, svolse per lungo tempo l’attività di insegnante di letteratura, grammatica e filosofia presso vari collegi gesuitici dell’isola. Appassionato cultore di geografia e storia antica della Sicilia, nel 1702 fece stampare una collana contenente le piante di alcune città siciliane con relative descrizioni.
Nel 1708 fu stampata a Palermo l’opera “Della Sicilia, grand’isola del Mediterraneo in prospettiva il mont’Etna, o Mongibello, esposto in veduta da un religioso della Compagnia di Gesù”. Questo testo, di carattere prevalentemente geografico, fu nell’anno seguente inglobato in un’opera più generale sulla storia e geografia della Sicilia, dal titolo “La Sicilia in prospettiva”. L’opera, che assunse la forma di un vero e proprio dizionario geografico ricco anche di riferimenti storici, era suddivisa in tre parti: la prima parte fu dedicata alla descrizione dei più importanti elementi della geografia fisica del territorio siciliano, quali “…monti, Caverne, Promontorij, Liti Porti, Seni Golfi Fiumi, e Torrenti…”, la seconda parte contiene invece il dizionario delle “…Città, Castella, Terre, e luoghi esistenti, e non esistenti in Sicilia…”; la terza parte, invece, pur indicata nell’indice generale dell’opera, non fu inclusa perché rimasta incompiuta; nel 1709 infatti l’autore morì.
I riferimenti alla città e al teritorio di Adernò sono diversi: nella prima parte l’autore tratta brevemente di un fiume, chiamato in latino “Hadranius amnis”, che aveva origine nei pressi della città di Adernò e poi confluiva nel Simeto (La “Giarretta”), forse più un torrente che un fiume vero e proprio. L’autore tratta anche dell’antica città di Etna, non più esistente, sulla cui antica ubicazione viene sviluppato un articolato ragionamento attraverso ciò che ne hanno scritto vari studiosi; l’autore si sofferma anche sulla stessa Adernò, con riferimenti agli autori antichi che l’hanno citata nelle loro opere e prendendo in esame le varianti del nome dell’antica Adrano.
“ADERNO Lat. Hadranius Amnis, Diodoro, Plutarco, Stefano Bizantino, Cluverio. Adranius Fluvius, senza l’aspiratione, Stefano Bizantino, Gualtieri, Holstenio. Adranum, Stefano Bizantino, Holstenio. Adranus, Ricciolio. Fluvius Hadrani, Silio, Plutarco, Cluverio, Hondio. Fluvius Adriani, Fazello. Fluvius Adernionis, Carrera, Nicolosi. Questo fiume assai pieno di acque, entra in quello della Giarretta, e vi perde il nome. Carrera narra come cosa assai notabile, che nel mezzo di esso scaturisca una fonte di acque freschissime, ed abbondanti, da’ Paesani chiamata Gorgo chiaro: presso alle sue sponde eravi una Città del medesimo nome, ed un sontuoso Tempio intitolato ad Adrano, Dio della Sicilia, in molta venerazione tenuto da’ Nationali. Da tale falsa Deità, quivi adorata, e la città, ed il fiume pigliarono le loro denominationi, mentre il Tempio era in piedi prima, che la Città gli fosse d’appresso edificata da Dionigi Tiranno di Siracusa; odasi ciò, che scrive Cluverio del fiume, Amnis ex Oppidi nomine Hadrianus dicebatur; Diodoro della Città ci riferisce, Dionysius Oppidum sub Aetnam montem construvit, quod ab insigni quodam fano Hadranum vocavit, il che avvertito da Stefano Berkelio scrisse, Quamquam, haec Urbs fluvium habuerit cognominem, non tamen a fluvio, sed a Fano quodam nomen accepit.
Si venerava, come habbiamo detto, nel cennato Tempio il Dio Adrano, non solamente dagli habitatori della vicina città, ma da tutti li Siciliani; Adranitae, dice Plutarco nella vita di Timoleonte, exiguum quidem, sed Deo cuidam Adrano, quem tota Sicilia maximè veneratur, sacrum Oppidum incolentes. Della magnificenza del Tempio, e delle qualità di quel Dio vano si legge appresso Eliano lib. 11. de Anim. Cap. 20. fu la fede di Ninfodoro, In Sicilia Adranus est Civitas, ut dicit Nynphodorus, et in ea Dei indigenae Templum, quod valdè magnificum esse ait: sed alia, quae de hoc Deo refert, quàmque sit clarus, et in supplices promptè facilis, et propitius, alibi videbimus. Aggiunge questo scrittore, che ivi si alimentavano mille Cani, consacrati a questa Deità, e vero Demonio, li quali, (…) careggiavano quanti Pellegrini entrassero di giorno nel Tempio, e la notte servivano loro di guida, per ritornare alle proprie habitationi: se però fossero costoro arroganti, e protervi, li maltrattavano, squarciando loro le vestimenta; ma se predoni, e malvaggi, crudelmente li sbranavano. Esichio riferisce, che il Dio Adrano sia stato Padre delli due Palici, a’ quali però comunemente si dà altro Genitore.” (Giovanni Andrea Massa, La Sicilia in prospettiva, 1709, parte prima)
“ADERNO, Città. Lat. Adranon, Plutarco, Stef. Bizantino. Adranum, Silio, Plutarco, Diodoro, Stef. Bizantino, Nicolosi, Maurolico. Adranus, Eliano. Urbs Adranitarum, Diodoro. Adrana, Adriano Junio, Arnoldo Milio. Adranium, Bono Mauro, Cesare Cesarano nelle Note sopra Vitruvio. Adernio, Selvaggio, Ottavio Caetano, Pirri, Nicolosi. Aderno, Privilegio del Conte Rogeri nel 1091. Hadranum con l’aspirazione, Silio, Plutarco, Plinio, Diodoro; e questa a giudicio di Cluverio è l’ortografia sincera, e corretta, perché fondata ne’ codici più legittimi, e fedeli de’ riferiti Autori: ma si oppone il P. Ottavio Gaetano tom. 2. Vit. SS. Sicul. Sostenendo, tali codici essere guasti, e corrotti; ed imperciò doversi mantenere l’uso, di scrivere senz’aspirazione: con tutto ciò il P. Giordano Cascini nella vita di S. Rosal. Sempre la scrive aspirata, e così sta scolpito in varie medaglie antiche. Hadrianum, Pirri. Il nome gentile Lat. Adranita, Apollodoro, Plutarco, Stef. Bizantino, Hostenio, Coronelli. Adranitanus, Plinio, Cellario, Baudrand. Hadranita, Altri esemplari di Diodoro, Plutarco, e Stef. Bizantino. Hadranitanus, Plinio in altra edizione, addotta da Cluverio, Hadranius, Stefano Bizantino, Medaglia antica, portata dal Goltzio. Hadranensis, Pirri. Hadrianensis, Pirri. Città così denominata per un Tempio, ivi presso fatto in celebrazione di Adrano, falso Dio della Gentilità, assai venerato in Sicilia, come scrive Diodoro lib. 14. Vedi Aderno ne’ Fiumi della Sicilia in prospettiva.
Si correggano Bono Mauro, e Cesare Cesarano; dove di Adernò, Enna, ed Etna, fanno una sola Città, e pure furono tre. Avvertasi ancora, essere Adernò, Città totalmente diversa da quell’altro Adrano, ricordato da Diodoro, il cui sito, se crediamo a Cluverio, si distendeva nel medesimo tratto di Paese, ove già fiorì Triocala, città dalle cui rovine nacque poscia Caltabellotta.” (Giovanni Andrea Massa, La Sicilia in prospettiva, 1709, parte seconda)
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